Dite dei giovani
Dicono a noi che non siamo maturi dalle lor cattedre dense di fogli e i loro rami avvizziti sui muri piangono ancora i nostri germogli. Chiamano stolte le nostre scoperte quando cerchiamo parole nascoste, per ritrovare due braccia conserte sbarrare il passo alle nostre risposte. Dicono a noi che ci credono insavi quelli cui il tempo pasticcia la fronte, ma siamo noi che alle prue delle navi diamo ogni giorno un altro orizzonte. Noi che sul viso portiamo i crateri come la faccia dell'algida luna siamo i reietti su questi sentieri fatti dal tempo e dalla fortuna. Dicono a noi che sembriamo animali, loro che sono custodi del mondo, loro, gli artefici dei propri mali, scavano, vagano e girano in tondo. Ma noi, indifesi davanti al reale che ci hanno lasciato come vangelo, pensiamo sia del tutto normale strappare all'odio un pezzo di cielo. Dicono a noi, e gli abbiamo creduto, loro che muoiono tanto da eroi ma, senza prima aver mai vissuto, riempiono i libri col senno di poi. E noi irridiamo, nel buio del cuore, l'anima vostra inutile e austera, teste di legno, eppur legno in fiore, nati per essere la primavera.
Quante cose si dicono sui giovani, in un mondo in costante cambiamento che sembra aver sempre meno tempo, voglia e spazi da dedicare a loro! Eppure, anche se personalmente mi sono sempre riconosciuta male in questa fascia sociale, stavolta me ne faccio portavoce e associo a una metrica rigorosa una freschezza di contenuto e un significato profondo e nascosto... proprio come i giovani, rinchiusi in rigidi stereotipi, ma che celano dentro di se' la freschezza e la profondita' della loro primavera.
© Valentina Tagliabue. Questa poesia, cosi' come ogni altro contenuto del sito, e' protetto dalla normativa sul Diritto d'Autore.